Herbie Hancock

Hancock inizia a studiare pianoforte classico all’età di 7 anni, e subito si dimostra un bambino prodigio. Nel 1961 Donald Byrd lo invita a unirsi al suo gruppo a New York, dopodiché l’etichetta Blue Note gli offre un contratto. Il suo primo album è Takin’ Off, del 1962, che diventa un successo commerciale dopo che Mongo Santamaría suona come cover il pezzo Watermelon Man. Nel maggio del 1963 Miles Davis lo chiama per il suo album Seven Steps to Heaven. Hancock entra così a far parte dello storico quintetto di Davis, dove incontra anche Wayne Shorter, Tony Williams e Ron Carter. Durante la permanenza nel quintetto, Hancock continua a lavorare per l’etichetta Blue Note, realizzando capolavori come Maiden Voyage, Cantaloupe Island, e Speak Like a Child.

Nel 1969 forma un sestetto con cui realizza diversi dischi come The Prisoner. In questo periodo incomincia a interessarsi di strumenti elettronici. Gli album per la Warner Bros. segnano il definitivo passaggio nella sfera del funky. L’album di transizione è Fat Albert Rotunda al quale seguono Crossings e Sextant per poi passare alla fase funk vera e propria. L’album più significativo è Head Hunters in cui è presente il famoso singolo Chameleon. Gli anni novanta segnarono un nuovo e fertile periodo per il pianista di Chicago: i progetti The New Standards, Gershwin World, Future 2 Future e Directions in Music sono gli album di riferimento delle nuove avventure di Hancock. Nel febbraio del 2008 il suo River: The Joni Letters, dedicato all’amica cantautrice Joni Mitchell, viene premiato con il Grammy Award come miglior album.

Hancock inizia a studiare pianoforte classico all’età di 7 anni, e subito si dimostra un bambino prodigio. Nel 1961 Donald Byrd lo invita a unirsi al suo gruppo a New York, dopodiché l’etichetta Blue Note gli offre un contratto. Il suo primo album è Takin’ Off, del 1962, che diventa un successo commerciale dopo che Mongo Santamaría suona come cover il pezzo Watermelon Man. Nel maggio del 1963 Miles Davis lo chiama per il suo album Seven Steps to Heaven. Hancock entra così a far parte dello storico quintetto di Davis, dove incontra anche Wayne Shorter, Tony Williams e Ron Carter. Durante la permanenza nel quintetto, Hancock continua a lavorare per l’etichetta Blue Note, realizzando capolavori come Maiden Voyage, Cantaloupe Island, e Speak Like a Child.

Nel 1969 forma un sestetto con cui realizza diversi dischi come The Prisoner. In questo periodo incomincia a interessarsi di strumenti elettronici. Gli album per la Warner Bros. segnano il definitivo passaggio nella sfera del funky. L’album di transizione è Fat Albert Rotunda al quale seguono Crossings e Sextant per poi passare alla fase funk vera e propria. L’album più significativo è Head Hunters in cui è presente il famoso singolo Chameleon. Gli anni novanta segnarono un nuovo e fertile periodo per il pianista di Chicago: i progetti The New Standards, Gershwin World, Future 2 Future e Directions in Music sono gli album di riferimento delle nuove avventure di Hancock. Nel febbraio del 2008 il suo River: The Joni Letters, dedicato all’amica cantautrice Joni Mitchell, viene premiato con il Grammy Award come miglior album.