Nevica sulla mia mano

NEVICA SULLA MIA MANO

parole, musica e immagini

da Lucio Dalla e Roberto Roversi

Un progetto di Mario Tronco

in collaborazione con Antonio Bagnoli

con PEPPE SERVILLO

e il gruppo ANIDRIDE SOLFOROSA

illustrazioni di IGORT

con la collaborazione del DAMS dell’Università di Bologna

Testi e ideazione da

“Nevica sulla mia mano. Tre Album, due Artisti, una Storia”

a cura di Antonio Bagnoli e Arturo Bertusi, edizioni Pendragon/Chiaroscuro 2023

Produzione e distribuzione RETROPALCO
___________________________________________

“Nella genesi di una canzone, il compositore vive il rapporto con l’autore del testo in modo spesso insidioso, a volte addirittura tumultuoso”.

Così deve essere stato anche tra Lucio Dalla e Roberto Roversi. Leggendo il loro carteggio, appare evidente una battaglia tra l’esigenza del poeta di significare le parole e quella del musicista di cantarle travalicandone il senso, per il semplice gusto della nota.

Il giorno aveva cinque teste, Anidride Solforosa, Automobili sono tra gli esempi più alti di poesia sonora del Novecento in cui l’eterno dilemma della parola al servizio della musica – e viceversa – viene risolto in modo astuto, brillante e mai conflittuale.

Peppe Servillo e Mario Tronco si sono trovati spesso a combattere quella stessa battaglia di Dalla e Roversi. Insieme hanno scritto tanta musica e parole e più volte percorso la strada indicata da quella che comunemente viene chiamata la TRILOGIA di Dalla – Roversi.

Quella tra i due artisti bolognesi è una grande storia di amicizia, ambientata nella Bologna degli anni 70, fatta di dichiarazioni di amore e di violenti litigi (non si sono parlati per vent’anni): lo spettacolo la racconta attraverso le loro parole.

La tecnologia, lo strapotere dell’economia, l’inquinamento e gli eccessi del potere sono gli obiettivi verso i quali la denuncia di Dalla e Roversi si rivolge con veemenza, soprattutto lì dove i due artisti intravedono oramai compromesse la natura dell’uomo e la sua predisposizione a relazionarsi con gli altri. Ma, come recita Ulisse coperto di sale, “non si consuma la vita”, c’è sempre una ragione per ricominciare. E dopo tutto quello che stiamo vivendo, saremo pronti per affrontare, ancora una volta, il principio del giorno?

A tradurre in immagini questa visione Igort, altro illustre bolognese, anche se di adozione. Racconterà col suo tratto le storie cantate e suonate da una formazione musicale che ha l’anima autoriale degli Avion Travel e l’approccio progressive dell’Orchestra di Piazza Vittorio. Confluiranno in una formazione inedita, gli “Anidride Solforosa”.                                                 Mario Tronco

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“Fu una chiave che mosse tutto, per cui mi decisi a lavorare con Roversi e lo decisi seriamente. Fu il verso “NEVICA SULLA MIA MANO”. Così Dalla ricorda, tre anni dopo, il momento più decisivo della sua carriera. Dopo la collaborazione con Roversi, infatti, Lucio diventa un cantautore, inizia a scrivere da solo le sue canzoni. “Se non avessi incontrato Roversi adesso farei l’idraulico” disse in un’intervista del 2008, esagerando l’influenza che il poeta ebbe su di lui, ma per lui l’esagerazione era uno stile di vita e di lavoro. Le canzoni di questa trilogia sono nella storia della musica perché sono l’esempio di come due grandi possono lavorare assieme, creare qualcosa di unico rimanendo sempre fedeli a loro stessi. E ascoltare queste canzoni, entrare nei testi e nelle note, restituisce un’emozione fortissima: come per i grandi classici, ci fa pensare che siano lavori scritti ieri, non 40 anni fa, tanto risultano moderni.                                                                                    Antonio Bagnoli

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“Per partenogenesi, per osmosi, tirandomi da lontano delle freccine con la cerbottana, Roversi mi ha fatto capire cose che non avrei mai capito né a scuola né da solo né andando tre volte sul monte Sinai.” Lucio Dalla

Per partenogenesi appunto, come diceva Lucio Dalla, continuiamo a coltivare una idea di canzone che proviene da lui, dalla esperienza con Roversi, l’idea di mettere in scena con le note una vicenda, precisandola poi con parole poetiche che ne contengono altre con altri significati. Riproponendo il repertorio di Dalla noi inseguiamo l’emotività di cui egli parla, oggi spesso dispersa e rara per tutti, una emotività che è compassione ovvero vivere assieme, con la ripetizione di un inciso, di nuovo la stessa emozione che è passione condivisa. Nell’ amore come nel ricordo ricerchiamo una prima volta, e questo piccolo oggetto misterioso della cultura popolare, che è la canzone, pratica questo gioco con felicità, invenzione, e quasi sempre riesce, pur nella ripetizione, a sembrare una cosa nuova, una prima volta.                                                                            Peppe Servillo

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Dalla e Roversi, Roversi e Dalla, questi due nomi fanno parte della mia formazione, del mio piccolo bagaglio di passioni e amori. La loro collaborazione è stata un esempio di quanto si possa lavorare su contaminazioni reciproche con profitto e talento ed è sempre stata un faro, una luce luminosa che  indicava che lavorare mantenendo integro un certo rigore era, in fin dei conti, possibile. La mia Bologna, turbolenta, a tratti cruda, ma anche letteraria e colta, era la stessa città del poeta eremita Roberto Roversi, ex partigiano e libraio. Lo seguivo, Roversi, attraverso contatti comuni, amicizie trasversali. E nutriva perfino me, che di quella città ero un pacifico invasore. Fece effetto, in quegli anni, una collaborazione inedita e sorprendente che portò il poeta a scrivere i testi per le musiche di un cantante di enorme talento e dal successo emergente: Lucio Dalla. Quando si incontrarono, i due si studiarono attentamente. Non ci poteva essere nulla di più distante, Roversi non possedeva neppure un mangianastri. Ma si piacquero e provarono a collaborare. A noi non restava che godere di queste musiche stridenti e moderne, in cui Dalla dava pieno sfogo a una fantasia infuocata. Erano arrangiamenti dissonanti a tratti, che vestivano liriche epiche di un’Italia povera, meravigliosamente umile e sognatrice. Automobili fu un affresco che attraverso la storia industriale dell’auto raccontava la Storia del paese tutto. C’era dolore, speranza, fatica e vittoria.                                         IGORT

NEVICA SULLA MIA MANO

parole, musica e immagini

da Lucio Dalla e Roberto Roversi

Un progetto di Mario Tronco

in collaborazione con Antonio Bagnoli

con PEPPE SERVILLO

e il gruppo ANIDRIDE SOLFOROSA

illustrazioni di IGORT

con la collaborazione del DAMS dell’Università di Bologna

Testi e ideazione da

“Nevica sulla mia mano. Tre Album, due Artisti, una Storia”

a cura di Antonio Bagnoli e Arturo Bertusi, edizioni Pendragon/Chiaroscuro 2023

Produzione e distribuzione RETROPALCO
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“Nella genesi di una canzone, il compositore vive il rapporto con l’autore del testo in modo spesso insidioso, a volte addirittura tumultuoso”.

Così deve essere stato anche tra Lucio Dalla e Roberto Roversi. Leggendo il loro carteggio, appare evidente una battaglia tra l’esigenza del poeta di significare le parole e quella del musicista di cantarle travalicandone il senso, per il semplice gusto della nota.

Il giorno aveva cinque teste, Anidride Solforosa, Automobili sono tra gli esempi più alti di poesia sonora del Novecento in cui l’eterno dilemma della parola al servizio della musica – e viceversa – viene risolto in modo astuto, brillante e mai conflittuale.

Peppe Servillo e Mario Tronco si sono trovati spesso a combattere quella stessa battaglia di Dalla e Roversi. Insieme hanno scritto tanta musica e parole e più volte percorso la strada indicata da quella che comunemente viene chiamata la TRILOGIA di Dalla – Roversi.

Quella tra i due artisti bolognesi è una grande storia di amicizia, ambientata nella Bologna degli anni 70, fatta di dichiarazioni di amore e di violenti litigi (non si sono parlati per vent’anni): lo spettacolo la racconta attraverso le loro parole.

La tecnologia, lo strapotere dell’economia, l’inquinamento e gli eccessi del potere sono gli obiettivi verso i quali la denuncia di Dalla e Roversi si rivolge con veemenza, soprattutto lì dove i due artisti intravedono oramai compromesse la natura dell’uomo e la sua predisposizione a relazionarsi con gli altri. Ma, come recita Ulisse coperto di sale, “non si consuma la vita”, c’è sempre una ragione per ricominciare. E dopo tutto quello che stiamo vivendo, saremo pronti per affrontare, ancora una volta, il principio del giorno?

A tradurre in immagini questa visione Igort, altro illustre bolognese, anche se di adozione. Racconterà col suo tratto le storie cantate e suonate da una formazione musicale che ha l’anima autoriale degli Avion Travel e l’approccio progressive dell’Orchestra di Piazza Vittorio. Confluiranno in una formazione inedita, gli “Anidride Solforosa”.                                                 Mario Tronco

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“Fu una chiave che mosse tutto, per cui mi decisi a lavorare con Roversi e lo decisi seriamente. Fu il verso “NEVICA SULLA MIA MANO”. Così Dalla ricorda, tre anni dopo, il momento più decisivo della sua carriera. Dopo la collaborazione con Roversi, infatti, Lucio diventa un cantautore, inizia a scrivere da solo le sue canzoni. “Se non avessi incontrato Roversi adesso farei l’idraulico” disse in un’intervista del 2008, esagerando l’influenza che il poeta ebbe su di lui, ma per lui l’esagerazione era uno stile di vita e di lavoro. Le canzoni di questa trilogia sono nella storia della musica perché sono l’esempio di come due grandi possono lavorare assieme, creare qualcosa di unico rimanendo sempre fedeli a loro stessi. E ascoltare queste canzoni, entrare nei testi e nelle note, restituisce un’emozione fortissima: come per i grandi classici, ci fa pensare che siano lavori scritti ieri, non 40 anni fa, tanto risultano moderni.                                                                                    Antonio Bagnoli

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“Per partenogenesi, per osmosi, tirandomi da lontano delle freccine con la cerbottana, Roversi mi ha fatto capire cose che non avrei mai capito né a scuola né da solo né andando tre volte sul monte Sinai.” Lucio Dalla

Per partenogenesi appunto, come diceva Lucio Dalla, continuiamo a coltivare una idea di canzone che proviene da lui, dalla esperienza con Roversi, l’idea di mettere in scena con le note una vicenda, precisandola poi con parole poetiche che ne contengono altre con altri significati. Riproponendo il repertorio di Dalla noi inseguiamo l’emotività di cui egli parla, oggi spesso dispersa e rara per tutti, una emotività che è compassione ovvero vivere assieme, con la ripetizione di un inciso, di nuovo la stessa emozione che è passione condivisa. Nell’ amore come nel ricordo ricerchiamo una prima volta, e questo piccolo oggetto misterioso della cultura popolare, che è la canzone, pratica questo gioco con felicità, invenzione, e quasi sempre riesce, pur nella ripetizione, a sembrare una cosa nuova, una prima volta.                                                                            Peppe Servillo

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Dalla e Roversi, Roversi e Dalla, questi due nomi fanno parte della mia formazione, del mio piccolo bagaglio di passioni e amori. La loro collaborazione è stata un esempio di quanto si possa lavorare su contaminazioni reciproche con profitto e talento ed è sempre stata un faro, una luce luminosa che  indicava che lavorare mantenendo integro un certo rigore era, in fin dei conti, possibile. La mia Bologna, turbolenta, a tratti cruda, ma anche letteraria e colta, era la stessa città del poeta eremita Roberto Roversi, ex partigiano e libraio. Lo seguivo, Roversi, attraverso contatti comuni, amicizie trasversali. E nutriva perfino me, che di quella città ero un pacifico invasore. Fece effetto, in quegli anni, una collaborazione inedita e sorprendente che portò il poeta a scrivere i testi per le musiche di un cantante di enorme talento e dal successo emergente: Lucio Dalla. Quando si incontrarono, i due si studiarono attentamente. Non ci poteva essere nulla di più distante, Roversi non possedeva neppure un mangianastri. Ma si piacquero e provarono a collaborare. A noi non restava che godere di queste musiche stridenti e moderne, in cui Dalla dava pieno sfogo a una fantasia infuocata. Erano arrangiamenti dissonanti a tratti, che vestivano liriche epiche di un’Italia povera, meravigliosamente umile e sognatrice. Automobili fu un affresco che attraverso la storia industriale dell’auto raccontava la Storia del paese tutto. C’era dolore, speranza, fatica e vittoria.                                         IGORT